Già nel 2018, con l’introduzione dei nuovi gas refrigeranti alternativi, entrarono nel mercato nuovi gas a basso impatto ambientale che, purtroppo, portarono con sé una nuova problematica: l’infiammabilità.

Il mercato, a livello di normativa antincendio, purtroppo si fece trovare impreparato, con una marea di divieti che ostacolò fortemente l’utilizzo dei sistemi di refrigerazione con gas infiammabili.

Fortunatamente, anche grazie ai feedback delle associazioni di categoria (ASSOFRIGORISTI, ASSOCLIMA, ecc…), il CNVVF iniziò introdurre nuovi cambiamenti nel panorama normativo nazionale.

L’introduzione dei gas A2L con le attività commerciali

Con il DM 23/11/2018, si introdusse la regola tecnica verticale V.8 riguardante le attività commerciali, che andava integrare l’allora recentissimo Codice di Prevenzione Incendi (allegato I del DM 3/8/15).

Finalmente, per la prima volta in Italia, si trovava scritto in una norma un chiaro riferimento ai refrigeranti alternativi:

I gas refrigeranti negli impianti centralizzati di climatizzazione e condizionamento (capitolo S.10) e di refrigerazione alimentare, inseriti in aree TA, devono essere classificati A1 o A2L secondo ISO 817.

Paragrafo V.8.5.10 “Sicurezza impianti tecnologici e di servizio”, comma 1

Cosa significavano queste nuove sigle A1 e A2L? Dipendono appunto dalla ISO 817, dove i gas vengono definiti con una lettera ed un numero:

  • con la lettera si classifica la tossicità: A “non tossici” e B “tossici”;
  • con il numero si indica l’infiammabilità: 1 non infiammabile, 2 bassa infiammabilità, 3 alta infiammabilità.

Ai gas A2 hanno poi aggiunto una “L“, per indicare una bassa velocità di propagazione della fiamma.

Successivamente, con l’introduzione delle nuove norme, si diffuse man mano l’uso degli A2L in tutte le attività progettabili con il “Codice di Prevenzione Incendi”.

Rimaneva però il nodo delle attività esistenti.

La parificazione degli A2L con gli A1 in tutte le attività esistenti

Nelle esistenti attività soggette ai controlli di prevenzione incendi, progettate con le vecchie regole prescrittive, vigeva l’assoluto divieto di utilizzare gas refrigeranti infiammabili di qualsiasi tipo: di fatto non vi era distinzione tra un “timido” A2L e un più pericoloso metano.

Anche in questo caso, il CNVVF sistemò la situazione con il DM 10/3/2020:

Ai fini dell’adeguamento delle disposizioni tecniche di prevenzione incendi, negli impianti di climatizzazione e condizionamento di cui all’articolo 1, laddove è prescritto l’utilizzo di fluidi frigorigeni non infiammabili o non infiammabili e non tossici, è ammesso l’impiego di fluidi classificati A1 o A2L secondo norma ISO 817 “Refrigerants – designations and safety classification” o norma equivalente, fermo restando la progettazione, l’installazione, l’esercizio e la manutenzione degli impianti a regola d’arte.

Art.2, comma 1

Dal marzo del 2020, quindi, quasi in tutto il panorama normativo si acquisì la consapevolezza che non tutti i gas refrigeranti infiammabili avessero la stessa pericolosità.

I gas A2L: le caratteristiche principali

Solo questi dati basteranno a convincerti:

TossicitàI gas A2L non risultano tossici a concentrazioni inferiori a 400 ppm.
LFL a 60°CIl limite inferiore di infiammabilità è molto alto, maggiore di 0.10 kg/m3.
Un LFL alto implica che, per crearsi un atmosfera infiammabile (o un ATEX), è necessario che ci sia una rilevante perdita di gas dal circuito.
Calore di combustione a 60°CIl calore di combustione, in pratica, è l’energia termica sviluppata dalla fiamma. Un gas A2L che brucia sviluppa relativamente un calore inferiore rispetto agli altri gas combustibili, più precisamente inferiore a 19 MJ/kg.
Velocità di propagazione di fiammaNella remota possibilità di accensione di un’atmosfera infiammabile, il fenomeno successivo non sarebbe nemmeno degno di essere chiamato “esplosione”. Infatti la velocità di propagazione di fiamma di un A2L è inferiore a 10 cm/s (1 m in 10 secondi).

Considerando tutte queste condizioni, gli A2L sono attualmente la soluzione più sicura tra i gas refrigeranti infiammabili.

Il paradosso dello stoccaggio di gas A2L

Tutti gli installatori frigoristi (tutti) hanno delle quantità stoccate di refrigerante in magazzino. In media 100-150 kg, anche di più in base al volume di affari dell’attività.

Purtroppo i decreti correttivi emanati dai Vigili del Fuoco si sono completamente scordati degli stoccaggi, che nei fatti significa che nell’immagazzinamento non ci sono distinzioni tra gas A2L e altri gas più pericolosi.

Paradossalmente, uno stoccaggio con 290 kg di GPL è oggi considerato meno pericoloso di uno stoccaggio con 75 kg di A2L:

Un povero installatore con 75 kg di R32 (il gas A2L più utilizzato) sarà quindi obbligato a presentare la pratica di prevenzione incendi con l’istanza di valutazione progetto da parte dei VVF, oltre al fatto di dover rispettare pesanti requisiti antincendio come distanze di sicurezza veramente discutibili per tale livello di pericolosità.

Auspico con fiducia che in futuro il CNVVF provvederà a sistemare la questione con un provvedimento ad hoc.

Il problema con i gas refrigeranti infiammabili A2 e A3

Se è vero che la normativa ha semplificato moltissimo l’uso degli A2L, l’uso dei gas infiammabili A2 e A3 presenta ancora molte problematiche che necessitano di competenze molto specifiche che superano i confini delle conoscenze base sulle ATEX. Questa però è un’altra storia e per ora ci salutiamo qui.

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