La sicurezza antincendio è una questione fondamentale per le aziende che operano all’interno degli edifici, dove la presenza di materiali combustibili può rappresentare un grave pericolo per le persone, le proprietà, la continuità produttiva e nei casi peggiori anche l’ambiente.
L’Italia purtroppo soffre della malattia della “sicurezza di carta“, ossia costituita da progetti e procedure di cui spesso non si ha nemmeno consapevolezza, con il risultato di diventare totalmente inefficaci al fine della prevenzione incendi e della protezione antincendio.
Nei fatti, secondo la nostra esperienza sul campo, viene fuori un panorama imprenditoriale italiano in cui la sicurezza antincendio non è all’altezza dei pericoli reali che sono presenti negli edifici, in primis la reale quantità di combustibile.
Se facciamo insieme una semplice simulazione su un capannone industriale di 1000 mq che è stato progettato per mantenere la capacità portante per 180 minuti di incendio, scopriamo che la massima quantità di materiale che si può stoccare occupa a malapena il 20% della superficie totale, una situazione che non è assolutamente coerente con i reali stoccaggi intensivi che vengono praticati

La sicurezza antincendio delle imprese italiane non è all’altezza dei pericoli reali presenti
Risulta quindi che, nella pratica, non si installano gli impianti di spegnimento automatico dove necessario, si sottostimano le strategie antincendio, indirizzando il futuro di un eventuale incendio verso l’esito che porta alla perdita di tutti i beni dell’attività imprenditoriale e dei posti di lavoro correlati (nel migliore dei casi e se non muore nessuno).
Con l’articolo di oggi ci concentreremo proprio sulla questione del materiale combustibile, su come gestirlo, controllarlo ed eventualmente monitorarlo costantemente.
Le definizioni per capire il problema
Prima di spiegarti le strategie da utilizzare devo spiegarti tre cose molto importanti:

Il carico di incendio
Nel nostro mondo della prevenzione incendi, dire che in un’azienda sono presenti 5000 kg o 5000 tonnellate serve a poco o nulla, perché dipende da quanto è grande il locale in cui sono depositati questi materiali, dalla loro tipologia e da come vengono stoccati.
Potremmo quindi avere tantissimo materiale metallico incombustibile, o potremmo avere poco materiale ma infiammabile e in un piccolo locale di 20 metri quadri: queste situazioni portano a considerazioni diverse che necessitano di un parametro unico che permetta il confronto anche con l’enorme varietà di casi che possono capitarci.
Per tutti questi motivi utilizziamo quindi il carico di incendio, ossia la quantità di calore (quantificabile in mega Joule MJ) che si potrebbe generare dalla combustione completa di tutti i materiali presenti in una certa superficie (solitamente quantificata in metri quadri m2).
Ad esempio, conoscendo che in un compartimento da 1000 m2 abbiamo un carico di incendio di 100 MJ/m2, potremo stimare un incendio con un calore totale sviluppato di 100’000 MJ, pari ad un fuoco sviluppato da circa 5200 kg di legno.
Il carico di incendio ci permette di mettere in relazione il materiale combustibile con le dimensioni del compartimento
Ma questa non è l’unica informazione necessaria, ce n’è anche un’altra.
Il compartimento antincendio
Un compartimento antincendio è una parte di un edificio, costituita da uno o più locali, che è separata dalle altre parti da elementi costruttivi resistenti al fuoco, come muri, porte, pavimenti, ecc.
Lo scopo di un compartimento antincendio è di limitare la propagazione dell’incendio e dei suoi effetti verso altre attività, appartenenti ad altre aziende o semplicemente di diversa tipologia. Ovviamente, se necessario, la propagazione può anche essere limitata all’interno della stessa attività lavorativa.
Quando è possibile, la compartimentazione si può realizzare anche con delle opportune distanze di separazione, senza che siano necessari elementi di compartimentazione.
La propagazione dell’incendio si limita con gli elementi di compartimentazione e le distanze di separazione
La differenza tra controllo e monitoraggio
Gli ultimi termini che devi conoscere sono il controllo e il monitoraggio, due concetti che sembrano simili ma che nei sistemi di gestione assumono significati diversi.
Il controllo è l’azione di verificare che il processo, il progetto o il sistema sia conforme agli obiettivi, agli standard e ai requisiti stabiliti da una norma o altri riferimenti. Il suo scopo è effettuare, in caso di difformità, una correzione.
Il monitoraggio è invece l’azione di osservare e misurare il processo, il progetto o il sistema per rilevare eventuali anomalie, deviazioni o problemi. Al contrario del controllo, il suo scopo è elaborare dati su ciò che succede al fine anticipare, ad esempio, possibili aggravi del rischio di incendio.
Nei sistemi di gestione il controllo ha l’obbiettivo di correggere l’errore, il monitoraggio di prevederlo
Strategia: la gestione dei materiali combustibili
A questo punto del discorso possiamo quindi dire che la gestione dei materiali combustibili dipende fortemente dal carico di incendio che si trova all’interno di un compartimento.

Spesso si ha l’abitudine di considerare solo il materiale immagazzinato che viene gestito dall’azienda ignorando magari i mobili o i pallets che servono a dare stabilità allo stoccaggio.
A tal proposito ci sono almeno quattro cose che possono essere fatte per migliorare la gestione dei materiali combustibili:
Creazione di procedure di controllo e monitoraggio del carico di incendio
Possiamo definire una procedura come un modo specificato per svolgere un insieme di attività che hanno l’obbiettivo di conseguire una serie di obbiettivi:
- il non superamento del limite quantitativo di materiale;
- il cambio della tipologia di materiali con altri che hanno una maggiore partecipazione all’incendio.
- il cambio della configurazione di stoccaggio con un’altra più pericolosa, ad esempio con un impilaggio sopra i 5 metri.
Le procedure possono diventare l’anticamera dell’efficienza, possono trasformare la complessità in semplicità
Di seguito alcuni stralci delle nostre procedure, che magari potrai specificare ulteriormente da solo o avvalendoti del tuo progettista antincendio.
Procedura di controllo
Scopo | Garantire che il materiale combustibile stoccato nel compatimento X sia mantenuto entro i limiti massimi consentiti e che la tipologia del materiale e la configurazione di stoccaggio non varino così da prevenire un’aggravio del rischio di incendio. | |
Responsabilità | Il titolare dell’azienda, datore di lavoro o responsabile delegabile secondo la legge. Il responsabile del reparto/magazzino. Tutto il personale di magazzino responsabile dell’attuazione quotidiana della procedura. | |
Procedura | 1 | Valutazione inziale. Una lista dettagliata dei materiali, della loro quantità e della loro posizione di stoccaggio. |
2 | Specificazione dei limiti consentiti Non solo quantitativi, ma anche qualitativi e delle posizioni. | |
3 | Controllo periodico. Pianificazione e documentazione dei controlli da effettuare. | |
4 | Catalogazione dei materiali Registrazione dei materiali immagazzinati, con i dati relativi a quantità, tipologia e rischio incendio associato. Dovrà anche essere definita l’etichettatura, con quali informazioni devono essere indicate. | |
5 | Rilevamento delle variazioni Monitoraggio giornaliero o ad ogni variazione. Documentazione e risoluzione delle variazioni non autorizzate. | |
6 | Segnalazione delle difformità Scrivere a chi segnalare le deviazioni dal conformità dello stoccaggio (preposto, RSPP, titolare azienda…). | |
7 | Azione correttiva Si elencano le azioni correttive (diverse per ogni azienda) e si valutano azioni preventive per evitare che le difformità si ripetano. | |
8 | Documentazione Si elabora uno schema di documentazione con tutti i dati che servono alla procedura e il tempo di mantenimento dei registri. | |
9 | Formazione del personale Si descrive il programma formativo da implementare nella formazione dei lavoratori. | |
10 | Revisione periodica Si pianifica ogni quando va rivista ed eventualmente aggiornata la procedura. |
Procedura di monitoraggio
Scopo | Stabilire un sistema di monitoraggio regolare del materiale combustibile stoccato in un edificio al fine di rilevare tempestivamente eventuali anomalie, deviazioni o problemi che potrebbero aumentare il rischio di incendio. | |
Responsabilità | Il Responsabile della Sicurezza è responsabile dell’attuazione di questa procedura. Il Personale di Magazzino è responsabile dell’attuazione quotidiana della procedura. Il Personale Addetto alla Sicurezza è responsabile del monitoraggio periodico. | |
Procedura | 1 | Frequenza di Monitoraggio Giornaliera, settimanale, mensile…. Da decidere in base alla tipologia di azienda |
2 | Ispettori di Monitoraggio Si inserisce chi deve effettuare l’attività di monitoraggio e i requisiti tecnici professionali richiesti. | |
3 | Modalità di monitoraggio Ispezione visiva, registrazione dei dati, misurazione del peso… | |
4 | Raccolta dei Dati Si scrive come raccogliere i dati e il loro formato. | |
5 | Segnalazione delle difformità Scrivere a chi segnalare le deviazioni dal conformità dello stoccaggio (preposto, RSPP, titolare azienda…). | |
6 | Azione correttiva Si elencano le azioni correttive (diverse per ogni azienda) e si valutano azioni preventive per evitare che le difformità si ripetano. | |
7 | Documentazione Si elabora uno schema di documentazione con tutti i dati che servono alla procedura e il tempo di mantenimento dei registri. | |
8 | Revisione periodica Si pianifica ogni quando va rivista ed eventualmente aggiornata la procedura. | |
9 | Formazione del personale Si descrive il programma formativo da implementare nella formazione dei lavoratori. | |
10 | Rapporto e Comunicazione Si scrivono modalità e frequenza di comunicazione dei risultati dei monitoraggi e le persone interessate a riceverli. |
Caratterizzare la dinamica dei materiali combustibili
Per poter incontrare uno stoccaggio di materiale che costituisca un pericolo di incendio degno di essere notato è veramente molto facile. Già se si depositasse materiale plastico per 30 kg/m2, ossia 30 tonnellate su 1000 m2, ci sarebbero le condizioni per un incendio capace di distruggere l’intera azienda.
Solitamente siamo abituati a considerare il materiale combustibile come un qualcosa di fisso ma, di fatto, non dobbiamo scordare la sua dinamica, ossia il suo percorso tra i compartimenti e le eventuali trasformazioni che potrebbe subire in un processo produttivo.
Sulla base di queste premesse, il materiale combustibile potrebbe essere suddiviso in queste categorie:
Fisso | Destinato a non essere mai spostato se non in condizioni eccezionali, come ad esempio le componenti architettoniche di interno (mobili, rivestimenti) o alcune tipologie di macchinari delle linee di produzione. |
Movimentabile | Che solitamente è fermo in una posizione ma che è predisposto per essere gestito in una certa logistica di magazzino. |
Mobile | Che solitamente si muove perché è trasportato da uno o più occupanti o da macchine come robot o nastri trasportatori. |
Pensa ai materiali combustibili anche in maniera dinamica, come ad elementi che hanno un certo percorso, che hanno una loro filiera produttiva
Individuazione della distanza tra gli stoccaggi e le fonti di innesco
La distanza tra il materiale combustibile e le fonti di innesco è un elemento fondamentale nella prevenzione degli incendi e deve essere implementata nella gestione della sicurezza antincendio.
Quando è possibile bisogna proprio evitare che fonti di innesco e combustibili stiano insieme nello stesso locale ma, in caso negativo, cosa succede quando non si può fare?

Che facciamo se un quadro elettrico è ad 1,5 metri da una scaffalatura che, ad esempio, contiene poltrone imbottite? Magari, con un approccio ingegneristico, è possibile calcolare che l’accensione della poltrona a quella distanza avviene con un focolare da 1000 kW e che il quadro elettrico in fiamme non riuscirà mai a rilasciare una tale potenza termica fino a 1,0 metri (è un esempio esemplificativo con dati inventati, giusto per dare un’idea).
Da questo calcolo si potrà quindi evincere che non dovrà esserci materiale combustibile nel raggio di un metro dal quadro elettrico e, con la stessa modalità, si potrà individuare la distanza da fornaci o altri macchinari che emettono calore o scintille.
Certamente, questo è solo un esempio utile per la nostra argomentazione e non rappresenta quei casi in cui, ad esempio, lo strato caldo dei fumi scende fino al livello dello stoccaggio dei materiali, innescandoli anche con adeguate distanze.
Non per forza tutti i principi di incendio devono propagarsi a tutta l’attività. Ordine e rispetto delle distanze possono avere effetti sorprendenti
Profilazione degli occupanti che potrebbero introdurre materiali combustibili senza alcun controllo di gestione
Altro fattore importante, che riguarda il combustibile mobile e movimentabile, è la presenza di persone che potrebbero introdurre materiale combustibile che addirittura sfugge alle procedure di controllo e monitoraggio.

Gli stoccaggi intensivi hanno di solito un’occupazione di tipo A (ai sensi del DM 3 agosto 2015) ossia di personale formato e che conosce il luogo di lavoro. Ma che succede se, ad esempio, entra un fornitore esterno che viene a scaricare dei materiali?
Oppure, in un’azienda aperta al pubblico, che succede se si crea una zona con dei rifiuti vicino ad un archivio o un piccolo magazzino?
Queste variabili devono essere considerate andando a caratterizzare tutti gli occupanti che potrebbero essere presenti in azienda e la loro interazione con il materiale combustibile.
Nell’organizzazione di un’azienda, anche nei più alti livelli di gestione, può bastare un signor X estraneo al sistema per causare disastri giganteschi.
Conclusioni
A questo punto avrai capito da solo che il controllo dei combustibili si basa su una corretta gestione della sicurezza antincendio.
In sintesi, la gestione dei materiali combustibili stoccati e del carico di incendio è di fondamentale importanza per garantire la sicurezza antincendio in ambienti industriali, commerciali e residenziali. La riduzione delle probabilità di incendio e la minimizzazione del rischio di propagazione sono obiettivi che richiedono un approccio olistico.
Attraverso la valutazione dei rischi, il rispetto delle normative e l’implementazione di misure preventive, è possibile ridurre notevolmente la probabilità di incendi. Questo può essere ottenuto tramite il controllo delle distanze tra il materiale combustibile e le fonti di innesco, l’uso di sistemi di protezione passiva e attiva e l’addestramento del personale.
Ricorda che la sicurezza antincendio non è solo un obbiettivo, ma è un percorso che richiede impegno continuo, consapevolezza costante e preparazione per le situazioni di emergenza.
L’argomento dell’articolo di oggi ha quindi presentato solo uno dei passi fondamentali per arrivare ad un’azienda che ponga al primo posto la tutela della vita umane, della proprietà e del proprio business, nonché dell’ambiente.
Per ulteriori approfondimenti
RIFERIMENTO | AUTORE |
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Fire Strategies – Strategic Thinking | Paul Bryant |
Approccio Ingegneristico alla Sicurezza Antincendio | A. La Malfa, S. La Malfa |
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