Tutte le attività soggette ai controlli di prevenzione incendi sono progettate per sostenere un rischio incendio che è proporzionato alla quantità di combustibile stoccato e alla sua reattività alla combustione.

Accade così che l’imprenditore diligente e rispettoso delle norme, una volta che ha ottenuto la conformità antincendio, si sente tranquillo di poter tenere tutto il materiale che desidera nei limiti indicati nel progetto.

Tali limiti spesso vengono identificati nella quantità e nella tipologia di materiale stoccato ma, in realtà, vi sono anche altri aspetti da considerare.

La propagazione di un incendio non dipende solo dalla quantità e dalla qualità del combustibile

La propagazione è una delle fasi dell’incendio, successiva all’innesco di un fuoco, e deriva da:

  1. la quantità di combustibile;
  2. la forma del combustibile;
  3. le proprietà fisiche del combustibile;
  4. le proprietà chimiche del combustibile;
  5. la ventilazione del compartimento;
  6. la distribuzione del combustibile all’interno dei locali (layout di stoccaggio).

Oggi è proprio sul sesto punto che vorrei soffermarmi perché, se un titolare decide di concentrare l’immagazzinamento dei materiali in una determinata zona di un locale, magari con scaffali più alti che necessitano dell’impilaggio con il muletto, i danni possono essere devastanti!

Attenzione alla propagazione verso l’alto

Proprio a fine 2019 c’è stata in Italia un’importante novità nella stima del rischio incendio, perché è stata finalmente sbandierata l’importanza dell’altezza di impilamento h nella caratterizzazione della velocità di crescita dell’incendio, che si può identificare in quattro casi:

LENTAAmbiti di attività con carico di incendio specifico qf ≤ 200 MJ/m2, oppure ove siano presenti prevalentemente materiali o altri combustibili che contribuiscono in modo trascurabile all’incendio.
MEDIAAmbiti di attività ove siano presenti prevalentemente materiali o altri combustibili che contribuiscono in modo moderato all’incendio
RAPIDAAmbiti con presenza di significative quantità di materiali plastici impilati, prodotti tessili sintetici, apparecchiature elettriche e elettroniche, materiali combustibili non classificati per reazione al fuoco (capitolo S.1).

Ambiti ove avvenga impilamento verticale di significative quantità di materiali combustibili con 3,0 m < h ≤ 5,0 m.

Stoccaggi classificati HHS3 oppure attività classificate HHP1, secondo la norma UNI EN 12845.

Ambiti con impianti tecnologici o di processo che impiegano significative quantità di materiali combustibili.

Ambiti con contemporanea presenza di materiali combustibili e lavorazioni pericolose ai fini dell’incendio.
ULTRA RAPIDAAmbiti ove avvenga impilamento verticale di significative quantità di materiali combustibili con h > 5,0 m.

Stoccaggi classificati HHS4 oppure attività classificate HHP2, HHP3 o HHP4, secondo la norma UNI EN 12845.

Ambiti ove siano presenti o in lavorazione significative quantità di sostanze o miscele pericolose ai fini dell’incendio, oppure materiali plastici cellulari/espansi o schiume combustibili non classificati per la reazione al fuoco.

Tale introduzione ha una fondamentale importanza: anche materiali con una velocità di crescita MEDIA, se impilati ad un’altezza superiore a 3 metri, potrebbero aumentare la loro capacità di propagare un’incendio.

Questo avviene perché, se è vero che quando l’incendio si propaga di lato, di solito la velocità di crescita è dell’ordine dei mm al secondo, una propagazione verso l’alto può incrementarla anche fino a 100 volte!

A parità di materiale combustibile, se modifichi le modalità di stoccaggio, può aumentare il rischio incendio

Alla luce di queste evidenze, il titolare dell’attività dovrà rispettare non solo i limiti di quantitativi e di tipologia di materiale, ma anche la modalità con cui il materiale viene immagazzinato.

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Le informazioni sono tante e non è facile riassumerle tutte in un articolo. Puoi però continuare la navigazione per cercare quello che ti serve…

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