Bene o male tutti conosciamo la massima “ignorantia legis non excusat” ossia “L’ignoranza della legge non discolpa” (o spesso, “la legge non ammette ignoranza).
Eppure, anche da parte mia, a tutti è capitato di essere ignoranti della legge: è quasi inevitabile, non si può sapere tutto!
Un cittadino italiano quindi, per quel che riesce, mentre porta a termine i suoi impegni, dovrebbe informarsi il più possibile sulle normative vigenti dello Stato a fine di non aver sorprese.
Gli stoccaggi e i nuovi sistemi di climatizzazione
In sintesi la fase critica si ha quando un titolare di azienda incrementa il rischio incendio nella sua attività.

Una volta effettuati i lavori, nel momento in cui la nuova situazione che aggrava il rischio è in esercizio, si sta già infrangendo la legge.
Ad esempio, oggi sappiamo che un deposito, per essere soggetto ai controlli dei VVF e all’obbligo di tutte le pratiche antincendio, non deve superare i 5000 kg di combustibile in stoccaggio.
Spessissimo accade che la merce immagazzinata aumenta e, in tal caso, l‘incendio potenziale potrebbe assumere dimensioni pericolose per l’attività stessa e per quelle vicine.
Oppure, caso molto recente, quando si installa un sistema di climatizzazione/refrigerazione con gas refrigeranti infiammabili: subentra una condizione che favorisce la propagazione di un incendio con elementi tecnologici nuovi (i nuovi refrigeranti infiammabili appunto) che spesso non vengono nemmeno considerati nella valutazione del rischio.
Diventare inconsapevolmente dei fuorilegge
Una volta effettuate delle modifiche che aggravano il rischio incendio, se la situazione precedente non è facilmente ripristinabile, è già tardi per intervenire, a meno di non interrompere l’esercizio dell’attività con danni economici non indifferenti.
A quel punto si chiama in fretta e furia un professionista antincendio per progettare tutte le misure antincendio, porre subito rimedio, senza sapere che in realtà il progetto (anche se fosse ottimisticamente redatto in pochi giorni) spesso ha l’obbligo di essere valutato dai Vigili del Fuoco (VVF) e il loro parere necessità di almeno 60 giorni di tempo.
Poi, se c’è il parere favorevole dei VVF, vanno effettuati i lavori di adeguamento che, infine, vanno asseverati ad un tecnico.
Per cui, nello scenario più ottimistico il titolare sarebbe “costretto” ad esercitare come un fuorilegge per almeno 4-5 mesi (ho inserito le virgolette perché in realtà dovrebbe proprio chiudere l’attività o parte di essa, fino a quando non sono ripristinate le condizioni di sicurezza).
Come comportarsi allora?
Risulta sempre necessario valutare bene quali modifiche realizzare all’interno dell’attività, interpellando il proprio RSPP (responsabile del servizio di prevenzione e protezione) o, se non ha competenze antincendio, un professionista competente.
Sui costi di un semplice consulto tecnico, almeno per quanto ci riguarda e per quel che ne sappiamo, spesso si risolve tutto con una telefonata a titolo gratuito dove il professionista competente riesce a dire al titolare se la modifica che vuole effettuare rientra in quelle rilevanti ai fini antincendio.
Ovviamente, per una valutazione scritta e firmata da un tecnico, sarà necessario un regolare incarico professionale.
Quindi, se necessario, il professionista antincendio redige un progetto da inviare ai VVF della provincia di competenza e, una volta avuto il parere favorevole, finalmente si possono iniziare i lavori.
A fine lavori poi il tecnico assevera la situazione reale ed effettua la Segnalazione Certificata di Inizio Attività antincendio (SCIA antincendio).
Quindi, ricapitolando:
Prima di modificare l’attività, consultare un tecnico competente in sicurezza antincendio.
Ribadendo che, molto spesso, il consulto telefonico iniziale è gratuito (ovviamente ciò dipende dalla politica commerciale del tecnico interpellato).
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